2025-07-01 HaiPress

"La presenza dell'imputato
sulla scena del crimine non potrebbe mai essere liquidata come
una mera coincidenza o comunque come una presenza 'neutra'
perché dice che Marco Toffaloni non aveva nessuna ragione per
trovarsi in piazza della Loggia la mattina del 28 maggio 1974 se
non per partecipare all'esecuzione dell'eccidio". Lo scrive il
tribunale dei minori di Brescia nelle 337 pagine di motivazioni
della sentenza di condanna a trent'anni di Marco Toffaloni.
L'uomo,oggi 67enne,è ritenuto l'esecutore materiale della
strage neofascista che provocò la morte di 8 persone e il
ferimento di altre 102.
Determinante per la condanna di Toffaloni è stata una
fotografia che dimostra la presenza in piazza del ragazzino,
all'epoca sedicenne,subito dopo lo scoppio.
"Ritiene il Tribunale che già l'istruttoria tecnica sulle
immagini in oggetto abbia dimostrato che il ragazzo
rappresentato nella fotografia sia,con assai elevata
probabilità,Marco Toffaloni",scrivono i giudici.
"È certamente vero,in astratto,che la presenza sul luogo
del delitto non è,di per sé,prova della responsabilità
dell'imputato,ma nel caso di specie tale circostanza di fatto
rivela una straordinaria capacità probatoria ove la si integri
nel complessivo compendio probatorio che raggiunge il Toffaloni,
tanto più che quest'ultimo non ha voluto fornire una spiegazione
alternativa a tale presenza,che,invero,appare del tutto
incomprensibile ove si consideri che Toffaloni viveva a settanta
chilometri da Brescia e che quindi non poteva essere certo in
transito casuale per la piazza".
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